domenica 26 agosto 2007

Il male perché fa male? Parte I



Hitler al mattino si svegliava intatto, come ognuno di noi ogni giorno s'alza dal proprio giaciglio puro, fresco, rinnovato dal buon riposo o stremato da un'interminabile insonnia, ma comunque libero dai gangli della coscienza: per otto lunghe ore infatti non ha commesso alcuna malvagia azione che recasse danno a se medesimo e al prossimo: la credete una cosa da niente? Eppure poi, quasi prima della colazione - o della doccia se non desinate al mattino - ci turba l'animo l'angusta sensazione di ricordare qualcosa di spiacevole, ma indefinito sfuggente, non ancora messo decentemente a fuoco dalla coscienza; quando questa giungerà, più tardi ma non troppo, l'incanto di una riacquisita verginità etica sfumerà nel serrato ritmo delle azioni quotidiane e ricordando il passato prossimo delle proprie indecenze ci si dirà afflitti da una malvagità senza scampo, solo assecondabile per fatalità.

Tutto questo era per gli uomini di coscienza: per il resto siamo di fronte ad una quaestio de nihilo.


[La soluzione la trovate in Sant'Agostino ed in Kierkegaard, nello specifico. Altrimenti se avete delle idee migliori postate questo inutilissimo intervento, grazie]


1 commento:

Anonimo ha detto...

Sensazione vecchia come il mondo...e pensa che alcune persone percepiscono questa sensazione anche durante il sonno...la sottoscritta conferva...
Il senso innato per la malvagità? Non è né tutto bianco né tutto nero...c'è anche il senso innato per il bene.
La complessità del libero arbitrio... Brava Fedì!