Non si prendono decisioni fondamentali: si opta casualmente fra alternative perfettamente equivalenti sotto tutti i punti di vista, meno uno: il punto di vista emotivo. La volubilità che soggiace alla determinazione dei percorsi umani è direttamente proporzionale alla qualità metabolizzata del dolore riferito al vissuto e inversamente proporzionale al grado di dipendenza dal contesto in cui l'individuo è inserito; questo significa che più il soggetto apprende la funzione terapeutica della sofferenza, più ha le potenzialità di sviluppare una sorta di regale freddezza davanti alle incognite, ovvero di fronte alle ansie che naturalmente fanno da corollario al sopraggiungere di una scelta, perché ha l'animo totalmente invaso (citando Simone Weil) dalla consapevolezza che sbagliando o meno si patirà ugualmente l'esclusione dell'alternativa (ved. rimorso e/o rimpianto). Inoltre, più il soggetto è indipendente dal suo ambiente più ha la possibilità di maturare una scelta intimamente giustificata, frutto di un'attività di pensiero/riflessione/gioco emotivo-intellettivo abbastanza libera da generare situazioni reali inedite (e destabilizzanti).
Tutto questo per dire che avendo la possibilità di completare con facilità gli studi e quindi di dare una concreta impennata alla mia futura carriera accademica presso l'università più prestigiosa del mondo occidentale, ergo continuando a coltivare il fare letterario incatenata a logiche politiche e scolistiche, ho scelto di restare e di diventare un libero, umanista Maresciallo dei Carabinieri: come hanno fatto gli uomini della mia famiglia da non ricordo quante generazioni. Io sono una donna, certo, ma questa è davvero un'altra storia.
Cosa significa?
martedì 19 agosto 2008
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